Fondazione Carit: il cuore pulsante di Terni

Fondazione Carit: il cuore pulsante di Terni

Un bellissimo palazzo nobiliare affacciato su una delle arterie principali del centro di Terni, corso Cornelio Tacito: è questa la sede di una straordinaria realtà del territorio umbro, la Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni, meglio nota come Fondazione Carit.

La struttura (che deriva dalla Cassa di Risparmio di Terni e Narni, uno dei più antichi e importanti istituti di credito della provincia, risultato a sua volta della fusione di due Istituti fondati rispettivamente nel 1846 e nel 1873) nasce il il 24 luglio 1992, a seguito dello scorporo dalla propria omonima azienda bancaria, in attuazione della legge 218/90. Sempre a termini di legge, nel 2000 la Fondazione modifica il proprio statuto diventando persona giuridica privata ed acquisendo così la piena autonomia, e nel corso del 2002 conclude l’operazione di cessione a Banca Intesa del pacchetto azionario di controllo; ma importanti sono anche le presenze di altre banche del territorio, come la Banca Popolare di Spoleto, incorporata poi all’interno di Gruppo Banco Desio. Proprio in virtù di questo pacchetto azionario, i legami tra l’istituto lombardo e la fondazione umbra sono oggi solidi e intensi e vedono attualmente, tra l’altro, la presenza di uno dei soci della Fondazione, Ulrico Dragoni, nel consiglio di amministrazione di Banco Desio. “Abbiamo avuto fin da subito uno stretto e cordiale rapporto con i vertici di Banco Desio - spiega Dragoni - e non si tratta solo di un concetto astratto: grazie all’esperienza spoletina, l’Istituto può vantare una forte consapevolezza del nostro territorio e delle sue caratteristiche; inoltre l’attività finanziaria che svolgiamo con Banco Desio ci consente di operare con tempestività ed efficienza”.

Quello di Fondazione Carit è un profilo da record: tra le fondazioni, risulta infatti al primo posto in Italia per redditività e per la percentuale di erogazioni effettuate rispetto al patrimonio. Quest’ultimo dato ha raggiunto nel bilancio 2021 i 227 milioni di euro, cifra destinata a migliorare ulteriormente la già prestigiosa posizione detenuta da Fondazione Carit nella classifica stilata da ACRI (l’Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) sui bilanci delle fondazioni, che la vedeva nel 2021 (con riferimento ai dati 2020) al 32° posto su 86 strutture in totale. Una collocazione assolutamente prestigiosa per una realtà “di provincia”, esterna alle grandi realtà di respiro nazionale.

Del resto, la qualifica “di provincia” non va affatto considerata come connotazione negativa, al contrario. “Questa Fondazione - spiega il professor Luigi Carlini, presidente dal 2016 del Consiglio d’Amministrazione - opera su un territorio di competenza composto da 19 comuni, e il nostro obiettivo è quello di continuare a migliorare il nostro già forte radicamento sul territorio”. Un ruolo che, nel caso di Terni, è di particolare importanza, dal momento che il comune dal 2018 è stato ufficialmente dichiarato in stato di dissesto. “In pratica, in questi anni tutti i finanziamenti necessari all’intero comune - prosegue Carlini - sono arrivati unicamente dalla nostra Fondazione. In questo senso, fin da subito abbiamo deciso di portare avanti con la nostra attività i cinque settori istituzionali di intervento (ricerca scientifica e tecnologica; arte, attività e beni culturali; salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; educazione, istruzione e formazione; volontariato, filantropia e beneficenza), aggiungendo e sviluppando, ovviamente all’interno dei nostri limiti statutari, un sesto importantissimo settore, quello dello sviluppo locale, al fine di stimolare l’economia e migliorare la vivibilità del nostro territorio nel suo insieme. Il tutto operando sia attraverso i consueti bandi, sia con una serie di progetti di nostra iniziativa, abbinando così le esigenze del territorio alla progettualità e alle competenze interne”.

In pratica, dunque, come si sono esplicati questi interventi? “Un ambito importante è stato quello del sostegno alle grandi iniziative sportive (dalla scherma al canottaggio, fino al tiro con l’arco di cui ospiteremo a settembre i Campionati del Mondo) e più in generale allo sviluppo di attività outdoor. In questo senso, le caratteristiche del nostro territorio ci aiutano molto, con le straordinarie attrattive naturalistiche della Val Nerina, primi tra tutti il lago di Piedluco e la Cascata delle Marmore: luoghi ideali per una grande varietà di attività sportive, dall’arrampicata al rafting, dal kayak al river walking. Ed è anche nata l’idea di una ‘waterway’, una teleferica in grado di collegare direttamente la pianura della Val Nerina con il lago di Piediluco utilizzando una serie di vecchie condotte forzate attualmente in disuso e realizzando così una struttura ‘a impatto zero’. Dal 2016 siamo passati a una gestione in house, con un comitato per gli investimenti interno alla Fondazione. Questo ci ha portato anche a investire in un progetto di urban regeneration in grado di mettere a sistema le diverse realtà industriali presenti nel territorio (sono ben otto le multinazionali operanti in zona) e realizzare forme di investimento sinergico per l’ambiente, all’interno di un progetto comune; a tendere, vorremmo che questo portasse a creare un vero e proprio brand del territorio industriale, secondo un modello evoluto e capace di svilupparsi nel tempo”.

Ma i progetti di Fondazione Carit non si fermano qui: oltre alla waterway (“Un’opera ancora allo stadio embrionale”, chiarisce Carlini) sono molti gli interventi già effettuati o in corso di esecuzione. “Abbiamo programmato una serie di finanziamenti destinati a rendere le nostre città più attrattive e più vivibili per i nostri cittadini, come il restauro delle principali piazze di Narni e quello delle mura e dell’anfiteatro romani di Terni. Sempre a Terni, proprio lo scorso dicembre abbiamo finalmente visto la conclusione dei lavori di restauro della fontana monumentale dello Zodiaco in piazza Tacito, iniziati nel 2014. Un tempo lunghissimo per riportare a nuova vita un simbolo importante della nostra città, unico esempio di fontana in cui l’acqua scorre sopra i mosaici (firmati dall’artista anconetano Corrado Cagli) e il cui alto stelo è realizzato in acciaio inossidabile proveniente dalle acciaierie locali. Il nostro obiettivo - continua Carlini - è continuare a incrementare tanto il nostro patrimonio quanto le erogazioni, che di fatto sono triplicate nell’arco degli ultimi sei anni. Il tutto conservando un importante fondo di stabilizzazione, pari oggi a circa 15 milioni di euro, finalizzato sia a rispondere a eventuali futuri momenti difficili, sia a poter cogliere più agevolmente quelle opportunità che si dovessero venire a creare nel campo delle grandi opere. E devo aggiungere che le nostre erogazioni potrebbero crescere ancora, dando ulteriore slancio allo sviluppo del territorio: per questo, però, è necessario che esista una precisa visione politica. Un concetto, questo, del tutto indipendente dai vari schieramenti partitici: una politica intesa in senso strettamente etimologico, di ‘governo della società’, che ipotizzi uno sviluppo di ampio respiro e ci fornisca delle linee di indirizzo e dei supporti all’interno dei quali collocare gli specifici interventi. Perché il nostro ruolo è sicuramente quello di contribuire allo sviluppo della realtà in cui operiamo, ma non sarebbe né giusto né corretto attribuire a noi, operatore privato, quelle scelte strategiche che sono per definizione di competenza della gestione pubblica”.

Tornando all’attività istituzionale di Fondazione Carit, un posto di rilievo spetta alla tutela e allo sviluppo del patrimonio artistico, forte anche della passione e della competenza di vari rappresentanti dello staff, a partire dal Segretario Anna Ciccarelli. Al piano nobile della sede della Fondazione, una sala ospita una collezione unica al mondo di opere che raffigurano la cascata delle Marmore, mentre molti altri dipinti delle più diverse epoche e stili si possono ammirare alle pareti delle stanze del palazzo storico: da Artemisia Gentileschi a Francesco Guardi, da Luigi Burri a Giovanni Fattori. “Abbiamo organizzato e ospitato nel corso del tempo - spiega ancora Carlini - una serie di importanti mostre: Canaletto e i vedutisti veneziani, Macchiaioli e Belle Époque, i grandi Maestri umbri tra il ‘300 e il ‘500, solo per citarne alcune, oltre all’esposizione sui pittori caravaggeschi Artemisia Gentileschi e Mattia Preti in programma per il prossimo settembre. Ciascuno di questi appuntamenti, oltre a costituire un prezioso evento culturale, è stato anche l’occasione per riportare in Italia molte opere che erano state in precedenza vendute all’estero, acquistando uno o due pezzi tra quelli ricevuti in prestito per ciascuna mostra; una procedura che ci ha consentito di donare alla città una serie di importanti opere d’arte”.

E proprio a proposito di città, abbiamo più volte citato la sede di Fondazione Carit, il cinquecentesco Palazzo Montani Leoni, dalla lunga e travagliata storia: appartenuto inizialmente alla famiglia Fazioli, si ritrova agli inizi del XIX secolo registrato nel catasto gregoriano sotto il nome di Montani Leoni, per poi subire notevoli modificazioni nel 1869, con la realizzazione della nuova strada intitolata a Cornelio Tacito (ne fu letteralmente “tagliata una fetta”); il palazzo venne acquistato nel 1876 dalla Cassa di Risparmio di Terni, che vi stabilì la sua sede, realizzando nel 1966 una nuova costruzione adiacente e comunicante con il vecchio edificio. In anni recenti Fondazione Carit ha finanziato il restauro definitivo di questo prezioso immobile cittadino, con il restauro e il risanamento conservativo dei vari ambienti e con la realizzazione di uno spazio di 500 metri quadri da destinare a eventi pubblici quali mostre, convegni, concerti; inclusa anche la sala dove si svolge l’Assemblea dei Soci (151, a cui si aggiungono i tre soci di diritto rappresentati dai Comuni di Terni e di Narni e dall’Opera Pia Alberti), organismo che rappresenta la continuità storica e giuridica della Fondazione con l’ente originario.

“È sempre un’assemblea molto ricca e partecipata - racconta Carlini - di cui abbiamo dovuto guadagnarci la fiducia progressivamente, nel corso del tempo; un processo reso possibile anche grazie alla partecipazione dei soci anziani, che hanno compreso e sposato pienamente il nostro progetto di welfare sociale a 360 gradi”.

Anche la pandemia ha rappresentato un importante filone di intervento per Fondazione Carit, contribuendo a rimarcare il suo legame e coinvolgimento con il territorio.“Siamo stati la prima Fondazione in Italia a intervenire, nel marzo 2020, stanziando 1,5 milioni di euro in favore della Azienda Ospedaliera ’S. Maria’ di Terni per l’acquisto di strumentazioni e dispositivi di protezione individuale, ponendoci così accanto alla cittadinanza nella fase più difficile di lotta al Covid. A questo ha fatto seguito, a novembre 2020, un ulteriore contributo di 1,2 milioni di euro per l’acquisto di strumentazioni, macchinari e attrezzature indispensabili ai reparti di degenza Covid e della terapia intensiva, oltre a una serie di altri interventi a favore di infanzia, scuola e soggetti fragili. Siamo stati gli unici in Italia a dotare tutte le aule delle scuole primarie di sanificatori ambientali con funzione germicida, per un totale di 431 sanificatori distribuiti su 17 comuni; è stato un percorso difficile, ma importantissimo per la tutela della salute dei cittadini”. L’impegno sui temi della sanità, del resto, è supportato anche da una precisa competenza professionale: Luigi Carlini svolge infatti l’attività di medico legale, oltre che quella di docente presso la sede di Terni della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia; questo ha consentito di finanziare efficacemente e in modo mirato l’azienda ospedaliera locale, dotandola di strumentazioni altamente qualificate per la diagnostica e il miglioramento della qualità di degenza.

Ma gli ambiti di intervento della Fondazione sono anche molti altri: in campo educativo (con l’introduzione di lettori madrelingua per l’apprendimento delle lingue straniere nelle scuole primarie, secondarie di primo grado, e presto anche in quelle di secondo grado); a sostegno dei piccoli comuni per accedere ai fondi del PNRR (mettendo in rete le diverse realtà locali per formulare progetti coordinati); nel settore della solidarietà. Su quest’ultimo aspetto, racconta Carlini: “Quando ci siamo insediati, nel 2016, ci siamo resi conto che molte delle attività si concentravano proprio sulla cosiddetta ‘beneficenza’, in particolare sul versante alimentare. Senza distogliere risorse da questo aspetto, noi abbiamo voluto allargare l’area di azione alle esigenze di vita dei soggetti più fragili: bambini, anziani, disabili, attraverso la creazione di palestre, associazioni di sostegno, interventi mirati. Lo sforzo è stato quello di intervenire con contributi per tutte quelle famiglie che si trovano in condizioni di bisogno: comprese quelle che, in molti casi, vivono da sempre nel nostro territorio e preferiscono non fare richieste per una questione di ‘decoro’. Grandi risultati, inoltre, ci sono venuti dall’adesione al Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa Minorile, iniziativa voluta da Papa Francesco e inizialmente partita con difficoltà, con la sensazione che disperdesse risorse; in realtà il ritorno che riscontriamo è altissimo, e destinato a riverberare i suoi effetti positivi nel futuro. E poi c’è tutto il tema della digitalizzazione, che ci ha visto partner del grande evento DigitalMeet dedicato all’alfabetizzazione digitale per cittadini e imprese”.

Ascoltare il lungo elenco di interventi e attività compiuti dalla Fondazione (incluse le attività finanziarie in house) è un’autentica cavalcata tra progetti e iniziative di ogni tipo, realizzate con eccezionale efficacia ed efficienza (considerazione ancor più valida tenuto conto dell’esiguità dell’organico, che comprende in tutto sei dipendenti). L’arma vincente, spiega Ulrico Dragoni, è tanto semplice quanto efficace: “A fare da filo conduttore è soprattutto la passione del Presidente e dell’Intero Consiglio: professionisti e imprenditori che hanno lavori impegnativi, ma che dedicano tempo e fatica alla Fondazione come forma di coinvolgimento diretto nel benessere presente e futuro della città. Un impegno non certo guidato dall’interesse economico (gli emolumenti previsti dalla Fondazione sono tra i più bassi d’Italia), ma piuttosto dalla volontà di restituire al territorio quelle opportunità e quegli stimoli ricevuti in passato a livello professionale e imprenditoriale. E posso dire che qui a Terni, accanto al sindaco in carica, c’è quello che è considerato il punto di riferimento della comunità: il Presidente della Fondazione”.

Ultima modifica 24/05/2022